I love books: Carrie di Stephen King

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Finalmente ho finito un libro che volevo leggere da troppo tempo e, chissà perché, ho lasciato macerare da un lato.

Carrie di Stephen King è un intramontabile che non può assolutamente mancare in una libreria e, soprattutto, ti fa venire voglia di comprare anche tutti gli altri Stephen King.

Ho scelto Carrie perché ho la volontà di iniziare dal principio della mente contorta di King e godermi tutto il viaggio nel suo mondo dell’orrore.

Carrie, dal mio punto di vista non professionistico ha dei pro e dei contro, nonostante il complesso sia a dir poco affascinante.

Trama.

Carrie è un’adolescente presa di mira dai compagni, ma ha un dono. Può muovere gli oggetti con il potere della mente. Le porte si chiudono. Le candele si spengono. Un potere che è anche una condanna. E quando, inaspettato, arriva un atto di gentilezza da una delle sue compagne di classe, un’occasione di normalità in una vita molto diversa da quella dei suoi coetanei, Carrie spera finalmente in un cambiamento. Ma ecco che il sogno si trasforma in un incubo, quello che sembrava un dono diventa un’arma di sangue e distruzione che nessuno potrà mai dimenticare.

Dunque, la storia è interessante perché molto vera, ci si sente coinvolti dai problemi adolescenziali di Carrie, dal bullismo esasperato nella sua scuola. Tutto risulta molto realistico. La ricostruzione, poi, della storia attraverso articoli di giornale, bollettini, lettere, libri scritti dai superstiti del disastro, rendono questa storia come un vero fatto di cronaca.
Ed è proprio la verosimiglianza a rendere questo romanzo un horror.

Si aggiunge poi la parte “fantasiosa” che sembra così reale da fare paura (embé!), la telecinesi vista come arma di distruzione, non molto come qualcosa di positivo. In fondo, Carrie ha davvero terrorizzato la popolazione. Ma è anche stata stuzzicata a dovere.

Puó non piacere a tutti questo tipo di scrittura “non regolare”, non a capitoli, ma rende l’effetto verosimile che King vuole trasmettere.

Una cosa che, invece, ha distratto la mia lettura sono le sensazioni, i pensieri inconsci, che sono stati messi tra parentesi nel bel mezzo delle frasi. Danno un senso di impeto, che sicuramente ci sta, ma mi hanno un po’ deconcentrata.
Una piccolezza, insomma, ma la volevo segnalare.

Per il resto che dire, non so se sono degna di commentare in modo formale un’opera del genere. È la sua prima pubblicazione, datata 1974, in Italia edita da Bompiani. Non voleva nemmeno farla leggere ad un editore, è stata sua moglie a insistere e guardate il risultato!

Consiglio questo libro? Sì, sì, sì, lo consiglio a tutti, non solo agli amanti del genere horror, perché è un classico moderno che fa ormai parte della letteratura americana e passerà alla storia. Come tutti gli altri suoi libri.

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