L’incubo di Hill House (The Haunting of Hill House, 1959) è un romanzo gotico dell’orrore della scrittrice statunitense Shirley Jackson.
Il professore Montague vuole scrivere un libro sui fenomeni paranormali e come luogo di studio sceglie Hill House, una casa di 80 anni con una storia molto intensa. Lo accompagnano, Theodora, Eleanor (protagonista del libro) e Luke, futuro proprietario di casa.
Pensiero personale: romanzo che si legge tutto d’un fiato, non banale. Si presta a diverse interpretazioni (dalla suggestione data dal luogo lugubre e quindi la pura immaginazione dei fenomeni paranormali da parte dei ragazzi, alla distorsione dello spazio-tempo all’interno della casa che fa intrecciare quello che succede nel futuro a quello che succede nel passato) e mi piacciono tutte. Faccio fatica a comprendere il senso di alcuni dialoghi, forse bisogna avere conoscenze che non ho, o forse devono davvero essere strampalati.
Frasi da sottolineare:
- Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni.
- Quasi ogni cosa, colta di sorpresa o da un’angolazione bizzarra, può volgere uno sguardo profondamente burlesco su chi la osservi; persino un comignolo dispettoso, o un abbaino che sembra una fossetta possono suscitare nell’osservatore un senso di intimità; ma una casa arrogante e carica d’odio, sempre in guardia, non può che essere malvagia.
- “Non avere sempre così paura” disse, e le sfiorò la guancia con un dito. “Non sappiamo mai da dove ci venga il coraggio”.
- Senza dubbio vi sono luoghi ai quali si associa inevitabilmente un’atmosfera di virtù e santità; e dunque potrebbe non essere così azzardato dire che alcune case sono empie dalla nascita.
- Adesso che la casa si è impadronita di noi, forse non ci lascerà più andare.
- “Io credo che la casa stessa sia il male. Ha incatenato e distrutto la sua gente e le loro vite, è un luogo abitato dall’astio e dal rancore.
- L’aspetto minaccioso del soprannaturale è che attacca la mente moderna dove è più debole, dove abbiamo rinunciato alla corazza protettiva della superstizione senza sostituirla con una difesa d’altro tipo.