I love books: Il ragno di Michael Connelly

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Il primo libro di cui parlo nel 2020 è, in realtà, l’ultimo che ho letto nel 2019. Il ragno di Michael Connelly, pubblicato la prima volta nel 1999 e in Italia edito da Piemme. E’ il sesto libro in cui troviamo il detective della sezione Hollywood Hyeronimus “Harry” Bosch.

MI piace molto questo personaggio, duro e pronto a tutto ma anche molto sofferente. E’ sposato ora ma il matrimonio va male. Avrei voluto che Connelly sviluppasse leggermente di più questa trama, invece la moglie esce di scena quasi silenziosamente.

Capisco che comunque il lettore voglia leggere di omicidi e non di una storia d’amore, ma è ovvio che i sentimenti contino sempre e i drammi della vita privata influenzano in qualche modo la vita lavorativa e viceversa.

Trama.

Nella cabina della funicolare di Los Angeles un uomo in un elegante abito grigio scuro giace faccia a terra, freddato da un colpo di pistola. E Howard Elias, importante avvocato di colore specializzato in diritti civili. I suoi clienti non si distinguono di certo per onestà e rettitudine, trattandosi perlopiù di farabutti o autentici criminali, ma Elias ha sposato una causa ben precisa: intentare azioni legali contro il Dipartimento di Polizia, facendo leva sul nervo scoperto del razzismo diffuso in città e sui metodi non sempre ortodossi usati dalle forze dell’ordine. Le sue invettive gli hanno procurato grande fama e, inevitabilmente, l’odio feroce di quasi tutti gli agenti. Sullo sfondo di una Los Angeles sconvolta dalla difficile convivenza tra bianchi e neri, le indagini di un caso dì cui nessuno vorrebbe occuparsi sono affidate al detective Harry Bosch, uomo duro e tormentato, solitario per dovere e per necessità. Alle prese con un’umanità cinica ed egoista, è lui che deve scandagliare la vita privata di Elias, addentrarsi nei recessi più sordidi di Internet, alla ricerca di una giustizia “che vede soltanto il colore del sangue”.

Vediamo in questo libro breve apparizioni di Eleanor Wish, moglie di Harry Bosch ed ex agente dell’FBI che si è fatta qualche anno di carcere dopo gli avvenimenti di La memoria del topo. Conosciamo sempre meglio Jerry Edgar e Kizmin RIder, i detective della squadra di Bosch. Torna importante la figura di Irvin Irving, assistente capo della Polizia di Los Angeles. Torna anche la squadra degli Affari Interni, i poliziotti che investigano sui poliziotti in parole povere, diretta dall’odiato John Chastain.

I personaggi sono ben delineati, nei dettagli si conosce qualcosa della loro vita, che ovviamente va a influenzare il modo in cui conducono le indagini o il loro attaccamento a determinati casi. QUesto caso è davvero difficile e complicato. Nulla è come sembra, fino alla fine.

Credo che Connelly migliori molto durante gli anni, ci fa addentrare nei meandri della polizia californiana, sottolineando soprattutto i problemi. Gli anni ’90 sono stati davvero difficili per la città di Los Angeles, tra il grande terremoto e i problemi di razzismo. Connelly inserisce tutto nei suoi libri, che nonostante siano finzione, sono quasi più reali della realtà.

Consiglio questo libro? Certo, è ben fatto, ma è doveroso dire che è necessario leggere prima i cinque libri che lo precedono. Nonostante la storia stia in piedi da sola, i personaggi principali si capiscono a fondo solo leggendo anche gli altri romanzi.

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